Saggi e certificazioni
sul metodo Tititom
Il tititom per un apprendimento della musica pratica
Dott.ssa Bendetta Toni – Responsabile scientifico del Progetto Nazionale “Musica2020”
Sono orgogliosa di partecipare dando il mio contributo, porto inoltre il caro saluto dell’On. Luigi Berlinguer purtroppo assente per seri motivi di salute e molto dispiaciuto di non poter partecipare a questo evento che a lui sta molto a cuore, a questo evento magico dedicato ai bambini per i quali tutti noi lavoriamo chi come me nel Ministero chi nella musica.
Tanti anni fa ho incontrato i bambini della Scuola Mordani di Ravenna molti dei quali cantano qui oggi. Questa scuola con i 250 bambini è una scuola di eccellenza, lo è qui nella sua terra, una terra, una città di eccellenza per la didattica della musica, ma non solo qui, lo è anche in Emilia Romagna e in tutta l’Italia.
Quindi essere qui oggi a presenziare alla presentazione di questo metodo che è veramente in linea con le piccolissime ma importanti riforme che tentiamo di attuare e con tutto quello che pensiamo come Comitato nazionale per l’apprendimento della musica. Mi fa molto piacere che questo curricolo verticale, pratico di musica sia sempre più presente per tutti i bambini e non solo per i bambini selezionati per un coro professionale, ma per tutti i bambini.
Le parole credo siano solo di contorno, quello che la fa da protagonista è la musica e i bambini.
Ci sono alcune norme importanti che stiamo facendo come Ministero e come Comitato nazionale per l’apprendimento della musica, come il decreto n. 8 del 31/01/2011 che riguarda lo strumento dall’infanzia alla Scuola Secondaria di Primo grado, alcuni progetti come il “Progetto Nazionale Musica 2020” del quale la Scuola Mordani è protagonista, che riguarda la didattica del coro e dello strumento per tutti i bambini.
Questo metodo può essere uno strumento importante per la didattica della musica per tutti, e per la formazione degli insegnati e anche di quegli insegnanti che non sanno nulla di musica e purtroppo sono molti, nonostante stiamo cercando di fare una formazione tramite i Conservatori musicali che incidono sulla formazione degli insegnanti della scuola, ancora vi è una lacuna da colmare nella formazione degli insegnanti.
Tutte quelle esperienze che vengono da musicisti, perché Luciano Titi è un musicista, il Prof. Farulli è un musicista, sono fondamentali, insomma, il Comitato nazionale per l’apprendimento della musica cerca di valorizzare i musicisti che si occupano di didattica, perché la musica, la musica d’arte, la musica di chi suona, canta, pratica ogni giorno per professione deve entrare nella scuola di base.
Non voglio dunque dilungarmi oltre, e mi sento di salutare dicendo che l’On. Luigi Berlinguer, il Comitato che rappresento, l’Ufficio Scolastico Regionale Emilia Romagna che lavorano sull’apprendimento pratico della musica sono onorati di presentare oggi questo metodo e che cercheremo di fare tutto quanto a noi possibile per far sì che il metodo tititom inventato da Luciano Titi diventi uno strumento di formazione per tutti gli insegnanti e per tutti i bambini della scuola pubblica e paritaria, insomma della scuola di tutti.
Il tititom: evitare una perdita e consentire una conquista
M. Giorgio Fabbri – Past Director Conservatorio di Ferrara
Il primo e più importante valore del tititom sta nell’entusiasmo appassionato del suo creatore, Luciano Titi. Entusiasmo e passione che si traducono in quella flessibilità e disponibilità accogliente, che sono fondamentali per lo sviluppo di un’idea innovativa. Anziché arroccarsi su posizioni rigide e preconcette, l’atteggiamento di Titi è invece molto aperto, disponibile, pronto a orientarsi o dis-orientarsi, secondo le necessità.
Questo significa che il suo focus, più che essere rivolto verso se stesso, è precisamente direzionato a trarre dall’idea il massimo delle possibilità, in modo da poter avvicinare il maggior numero di persone allo studio della musica.
Questo aspetto è particolarmente rilevante, perché lascia presagire la possibilità di ottenere dal progetto un numero elevato di applicazioni, come già in fase di presentazione è stato possibile constatare.
L’idea del tititom è perfettamente coerente con le esigenze che si presentano, anche con carattere di urgenza, nel momento culturale e sociale che stiamo vivendo.
Il valore principale del progetto sta, a mio parere, nella possibilità di ottenere due precisi risultati: da un lato consente di evitare una perdita, e dall’altro permette di favorire una conquista.
Partiamo dalla perdita. A quale perdita mi riferisco?
C’è un problema molto grave che da tempo caratterizza lo studio della musica in Italia, con particolare riferimento ai Conservatori di Musica (e forse anche in molte altre scuole di musica private che ne imitano l’organizzazione): l’elevatissimo tasso di abbandono degli studi prima della loro conclusione.
Il numero di studenti che inizia gli studi musicali continua ad essere elevato. Le domande di ammissione in un Conservatorio di dimensioni medio-piccole come quello di Ferrara supera con facilità ogni anno le 150 unità, per avvicinarsi spesso alle 200 persone che chiedono di accedere agli studi musicali, in una struttura che ha veste professionale come quella di un Conservatorio.
Di essi trovano posto nell’istituto dalle 50 alle 80 unità, secondo le diverse disponibilità di posti, che sono a numero chiuso.
Quanti sono, d’altra parte, gli studenti che si diplomano ogni anno? Le statistiche ci dicono che difficilmente superano le 8/10 unità. Ciò significa che, a fronte di un elevato numero di ingressi, gli studenti che abbandonano gli studi prima del tempo rappresentano una percentuale elevatissima.
Le cause dell’abbandono sono tante e non è questa la sede opportuna per sviscerarle tutte. Certamente l’approccio in prevalenza cattedratico, l’avvicinamento allo studio teorico con pratiche obsolete come quelle del solfeggio parlato, la totale assenza della musica di insieme nei primi anni di studio, l’esclusione del coinvolgimento del corpo e della componente ludica, la collocazione in posizione secondaria dell’interesse per sviluppare il piacere di far musica, possono essere alcune delle cause più determinanti.
Le potenzialità del tititom nel trovare soluzioni a queste problematiche e nel favorire quindi la fidelizzazione allo studio della musica, specie per chi vi si avvicina per la prima volta, sono state del tutto evidenti nel corso della presentazione dello strumento effettuata lunedì 6 giugno a Ravenna.
In particolare è stato evidente come l’approccio allo strumento preveda modalità di azione collettiva, che passano attraverso la componente ludica e coinvolgono tutte le facoltà sensoriali del bambino: quelle visive, quelle tattili, quelle uditive e quelle cinestesiche, legate alla corporeità.
Ciò fa dello strumento una risorsa eccellente, perché va a coinvolgere nei processi di apprendimento la parte più efficace della mente, ovvero quella emozionale, che è radicata nei sistemi limbici del cervello, di gran lunga i più efficaci nel rendere stabile e duraturo il processo di apprendimento.
Abbiamo visto, forse per la prima volta, i bambini sorridere e gioire nel realizzare seri e rigorosi esercizi ritmici a più parti, nell’organizzare spazialmente la struttura delle forme ritmiche, nell’entrare con facilità nei processi di traduzione notazionale delle frasi musicali.
Senza contare la disinvoltura con la quale i bambini si sono prodotti nell’esecuzioni di strutture “irregolari”, a 5 o a 7 o a 10.
Particolarmente significativo il passaggio attraverso la corporeità, con movimenti delle parti del corpo, associate a figure ritmiche e all’emissione di suoni, tutti percorsi certamente di grande efficacia nel favorire l’avvicinamento alla musica dei più piccoli.
Il tititom contiene quindi una speranza, quella che coloro che si avvicinano allo studio della musica, vi trovino gioia, entusiasmo, facilità, condivisione, socializzazione, completezza, rispetto della persona, anziché barriere insormontabili, processi noiosi e ostili, esperienze lontanissime dalla reale azione musicale. Evitare una perdita, ecco la prima possibilità dello strumento.
Segue poi la seconda potenzialità: quella di favorire una conquista.
A quale conquista mi riferisco? Quella degli adulti.
Immagino molte volte una società nella quale la musica non sia dominio soltanto dei musicisti, ma sia un linguaggio a disposizione di chiunque, di qualunque età, condizione, razza, o estrazione sociale. Il tititom in questo senso è uno strumento del tutto democratico, alla portata di chiunque. Nella mia esperienza di musicista che si dedica anche alla formazione aziendale e manageriale, ho provato e provo tuttora a cercare di far vivere alle persone l’esperienza dell’esecuzione strumentale o vocale, poiché trovo in essa straordinarie potenzialità formative.
Il tititom può essere quello strumento che mancava, per consentire anche ad adulti che non hanno mai suonato o cantato, di poterlo fare con piena cognizione di causa, con piena padronanza delle forme e delle strutture musicale, perfino pensando di poter giungere in breve tempo a leggere la musica.
La semplicità e l’efficacia nell’utilizzo dello strumento potrà essere facilitatrice nella realizzazione di attività formative tipicamente aziendali. Ad esempio nel lavoro in gruppo, la distribuzione dei diversi compiti, l’ascolto e il rispetto degli altri, la concentrazione e la focalizzazione sugli obiettivi, potranno essere facilmente sperimentati in chiave musicale con l’ausilio del tititom, potendo uscire dalla logica dell’improvvisazione o della ripetizione per imitazione, per entrare direttamente nelle logiche di costruzione vera e propria del linguaggio musicale.
E poiché tutti gli adulti hanno ancora vivo dentro di sé il loro bambino interiore, tutto ciò potrà essere fatto coinvolgendo nei processi di apprendimento la parte più potente e importante della mente, quella legata ai sistemi emozionali, capaci di influire con forza nella stabilizzazione del sapere e nel radicamento della memoria.
La prima sera che incontrai Luciano Titi, c’era con lui una persona adulta, di professione commercialista, che con molta disinvoltura, orgoglio e autocompiacimento, fu in grado di trascrivere e riprodurre consapevolmente una struttura ritmica che aveva studiato col tititom un mese prima.
Musica scritta su un tovagliolo di carta, battendo il tavolo con un cucchiaio.
C’era molta emozione negli occhi del commercialista, quasi incredulo di aver potuto appropriarsi in modo così semplice di un codice ritenuto fino ad allora inaccessibile.
Credo che aver saputo suscitare quell’emozione sia uno dei più grandi valori dell’invenzione di Luciano Titi.
Essa simbolicamente rappresenta il miracolo che potrebbe accadere, in un tempo non lontano in cui tutti, piccoli e grandi, possano avvicinarsi alla musica con lo stesso rigore, e al tempo stesso con la stessa emozione, lo stesso orgoglio e lo stesso profondo compiacimento del nostro amico commercialista.
La musica è tra noi, nella vibrazione dell’aria e… dentro di noi.
Dott.ssa Luisa Garofani – Psichiatra Direttrice SERT Ferrara
Non vi sarà immediatamente chiaro perché una psichiatra stonata parla qui, di mente, musica, comunicazione, scienza e umanità. Semplice!
Sono stata profondamente affascinata dall’esperimento con il tititom di Luciano Titi.
L’ho visto, l’ho provato con Luciano e sono certa delle potenzialità non solo artistiche e musicali, infatti si è trasformato in strumento e in un metodo riproducibile per avviare una concreta rivoluzione sulla modalità di comunicazione umana.
Nello stesso tempo qualcosa risuonava dentro e ricomponeva in me un mosaico di esperienza fatto di conoscenza professionale e umana.
Possono la musica e l’arte ispirare la scienza, la ricerca? Si può misurare l’interazione sociale e non verbale, il grado di coesione sociale , l’empatia o il contagio emotivo?
Oggi si sa, le Neuroscienze, ci svelano ogni giorno attraverso studi e comparazioni con l’aiuto di strumenti sofisticati dove accade, in quale luogo fisico si materializzano le emozioni, le più diverse da quelle esaltanti a quelle mortificanti, da come mi innamoro a dove è localizzato il centro della paura, ci fanno sapere come e quanto siamo condizionati o liberati dalla conoscenza del funzionamento della mente.
Vi voglio raccontare di quattro ricercatori scienziati di Parma diretti dal Prof. Rizzolatti, che hanno scoperto nella scimmia macaco la presenza di neuroni senso-motori specializzati che hanno chiamato Neuroni Specchio.
Lo so, sembra che in questo contesto non centri nulla, ma se aspettate un attimo vi dimostrerò che c’entra in un modo molto speciale.
Questi neuroni sono stati trovati anche negli uomini e funzionano attraverso una rete fitta di connessioni per metterci in grado di conoscere come funzionano i comportamenti degli altri (nelle intenzioni e nelle finalità), prima di saperlo con il ragionamento. Sia la scimmia che l’uomo, possiedono una struttura fondamentale i N S che possiamo tradurre così:
Se un dato sistema di cellule neurali si attivano sia quando si compie un’azione che quando si osserva qualcuno che la compie, significa che per comprendere quello che si muove fuori abbiamo come un traduttore interno una via comune, una specie di scanner che ci fa attivare come se quello che vediamo e sentiamo lo mettiamo in atto fisicamente.
Come mai ci capiamo?
La dotazione neuro-biologica, permette di fare dentro di me ciò che vedo fare fuori di me
Questo contatto crea un legame diretto tra chi invia e chi riceve un messaggio.
In seguito a questa scoperta cambia il modo di valutare le relazioni sociali.
Fino a ieri utilizzavamo la metacognizione sociale (pensare ai contenuti della mente altri) utilizzando simboli e rappresentazioni della cultura; oggi possiamo dire che la conoscenza è il frutto di un accesso diretto al mondo dell’altro.
“Quando cerchiamo di comprendere il significato del comportamento altrui, il nostro cervello crea dei modelli di quel comportamento, allo stesso modo in cui crea modelli del nostro comportamento. Il risultato finale di questo processo di modellizzazione ci consente di comprendere e di predire le conseguenze dell’agire altrui, così come ci consente di comprendere e di predire il nostro comportamento.” (Gallese)
Tutti i possibili livelli di interazione tra le persone, quale che sia il grado di complessità e di specificità, riposano sullo stesso meccanismo funzionale: la simulazione incarnata (embodied simulation), cioè una simulazione legata imprescindibilmente a come siamo fatti e come funzioniamo nel mondo, che ci consente di costruire un bagaglio comune di certezze implicite su noi stessi e sugli altri.
La Comunicazione è basata sulla rappresentazione condivisa e il fondamento di questo sembra essere l’esistenza dei Neuroni Specchio, così possiamo dire che viene usato lo stesso sistema neuronale sia per comprendere le azioni degli altri sia per eseguire le proprie.
Possiamo riassumere alcuni concetti in sintesi:
Conosco il mondo per come sono fatto io, lo specchio dei neuroni specchio cambia con noi: sono plastici, quindi si possono addestrare aumentandone la sensibilità.
Grazie alla simulazione incarnata riconosco in quello che vedo per qualcosa che risuona dentro dentro, di cui mi approprio facendone esperienza e posso fare mio.
L’esperienza motoria dà sempre un vantaggio percettivo.
Tutti normalmente possediamo una dotazione che ci mette in contatto corpo a corpo, prima che con la mente così cotruiamo insieme il processo relazionale fin dalle prime esperienze di vita in contatto con l’altro e come nella relazione (madre-bambino).
La storia di come gli uomini si evolvono ci dice che l’imitazione è un prerequisito fondamentale per lo sviluppo di tutte le abilità sociali, attraverso la comprensione di emozioni esperite dagli altri proprio per questo rispecchiamento reciproco, fondamento dell’empatia, apriamo l’angusto confine del nostro mondo.
E la musica?
L’esperienza di assistere ad un concerto, vedere i movimenti del direttore d’orchestra, alza le braccia, trattiene il respiro, contrae i muscoli del volto…, nell’osservare con il fiato sospeso, noi siamo dentro quell’emozione con tutto di noi, mente e corpo, e il “luccichio” dei NS intensifica la profondità del nostro emozionarci insieme in un crescendo collettivo di intenzione e di fisicità. Apparteniamo alla stessa emozione la riconosciamo dentro il nostro corpo: la musica si fa azione dinamica, il gesto è il fulcro intorno al quale si costruisce la sintonizzazione che avviene e si attiva anche in chi ascolta come una simulazione dell’esperienza nel nostro intimo corporeo.
Così come il gesto e la parola, sono un unico sistema coerente, la musica negli atti esecutivi del musicista, si rende leggibile come il linguaggio, comporta un accoppiamento intimo tra la percezione e la produzione di informazioni organizzate la cui struttura ha la capacità di comunicare significato ed emozione.
È la musica che accompagna in tutto il mondo riti, intrattenimento, porta un aiuto alla condizione umana, consola e ci predispone a stabilire relazioni: fare e ascoltare musica sono tipologie molto più vicine di quello che si pensa.
Vediamo e comprendiamo con l’apparato visivo e con quello motorio.
Il coinvolgimento è fisico quasi come se guardare e ascoltare mi sollecitasse a sperimentare fisicamente sensazioni coerenti con quello che sto guardando.
L’idea sonora che interpreta il musicista prende forma sia sul piano uditivo che sul piano gestuale
L’esecuzione musicale, può essere considerata un atto di natura sociale capace di evocare risonanze di natura senso-motoria ed affettiva sia per chi esegue che per quelli che ascoltano, ha una profonda natura intersoggettiva dove entrambi partecipano involontariamente all’atto musicale.
La neuro estetica – V. Gallese e D. Freedberg concentrano l’attenzione anche sui meccanismi neuronali che assecondano il potere empatico delle immagini.
Sembra che ci sia una immedesimazione dell’osservatore nella gestualità della produzione di un opera d’arte, una sorta di imitazione fisica e interiore della gestualità espressa visivamente. Attraverso la simulazione incarnata, per l’esistenza del sistema senso-motorio, siamo tutti coinvolti nel riconoscimento delle emozioni espresse dagli altri perché permettono la ricostruzione interna di cosa stiamo provando attraverso la simulazione dello stesso stato corporeo.
E il tititom?
Apre infinite possibilità di comunicazione non solo sulla musica , coinvolge l’apprendimento diretto, la possibilità di sperimentare l’ emozione creativa prima della cosiddetta educazione musicale
questo semplice strumento anche alla luce della scoperta dei Neuroni Specchio, che credo sia un mezzo per attivare la qualità umana dell’ immaginazione, della creatività e della conoscenza; una base comune da sviluppare insieme per dare senso e fiducia all’incontro con l’altro.
La musica emoziona e crea coesione sociale senza le parole.
Il tititom e i neuroni specchio, strumento e fondamento di questa possibilità.
Il Tititom
Dott.ssa Fawzia Selama – Logopedista e cantante
Da quando Luciano Titi mi ha mostrato il suo metodo chiedendo il mio parere su una eventuale applicabilità del tititom in ambito logopedico, la prima cosa che mi è venuta in mente è stata che uno strumento del genere potesse essere utilizzato negli screening per le abilità linguistiche che si fanno presso le scuole materne sui bambini che frequentano l’ultimo anno.
I risultati dei test sono molto utili perché evidenziano difficoltà che, se diagnosticate precocemente, possono essere trattate e in buona parte risolte al fine di evitare che possano evolvere in veri e propri disturbi di apprendimento.
Ho avuto l’occasione e il piacere di co-condurre insieme a Luciano, un’esperienza presso una scuola materna del territorio nel quale opero, con una sezione omogenea di 18 bambini di 5 anni divisi a gruppi di 3 con competenze motorie nella norma.
Aldilà dell’entusiasmo che tutti i bambini hanno manifestato, l’aspetto interessante è stato osservare che i soggetti che incontravano difficoltà nell’acquisizione delle sequenze ritmiche, miglioravano sensibilmente la loro prestazione già nell’arco della medesima seduta ed erano gli stessi che le insegnanti, a sessione conclusa, ci hanno segnalato come bambini con problemi di carattere cognitivo,emotivo ed espressivo.
Nella mia pratica clinica, sto sperimentando come il tititom possa essere utilizzato nella terapia logopedica nei disturbi specifici di linguaggio in cui sia compromesso l’aspetto fonologico, quello che riguarda la costruzione della frase o entrambi.
Nel primo caso il materiale viene utilizzato associando a ciascuna sillaba un elemento di un dato colore, nel secondo i singoli elementi vengono contrassegnati da un simbolo che corrisponde ad un morfema.
Dando per acquisito che tutto ciò che viene proposto in forma ludica, viene accettato e appreso dai bambini con maggiore facilità, il valore aggiunto del tititom sta nell’integrazione tra movimento, suono e produzione vocale e questo evento da luogo ad una sinergia che aiuta il superamento del blocco.
Psicomotricità educativa ed occasioni che la favoriscono
Serafino Rossini – Psicomotricista
La psicomotricità ci richiama all’interezza della persona. Più il bambino è coinvolto in una esperienza dove il pensiero e l’azione interagiscono, più si attiva il circolo virtuoso della dinamizzazione personale. Un problema sempre aperto nella didattica educativa è costituito dal raggiungimento di un livello alto di dinamizzazione personale da parte dei diversi bambini; il punto critico è proprio la diversità; bisogna fare lo sforzo di investire sulla diversità affinché diventi un valore, altrimenti scadrà al livello di discriminante. Lo strumento ideato da Luciano Titi sembra andare in questa direzione: permette di padroneggiare la struttura della composizione musicale con una elementarità fruibile fin dalle età più basse. Comprendendo ciò che costituisce la propria azione ci si percepisce autori del proprio prodotto, si attiva il dinamismo personale e si vive la soddisfazione della costruzione. Questo strumento, rendendosi disponibile ai diversi canali percettivi offre a ciascuno, indipendentemente dalle abilità possedute, una propria, dignitosa, possibilità operativa. Permette a ciascuno un’azione di qualità: se sarà confermato, potrà essere definito un’idea geniale ed un’occasione sulla quale investire.
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