Docenti

Mirca Massaroli
Insegnante di Scuola Primaria

“Sento di dover scrivere per ringraziare Luciano Titi, poiché dopo tanti anni di esperienza , tanti aggiornamenti e pensavo alle soglie del pensionamento ( se non fossero intervenute le novità che ben conosciamo) ho capito che persino io potrei insegnare ed. musicale.
Io, la stonatissima, io che di musica non ho mai capito niente, io, che amo i cantautori ma non ne ho mai compreso il lavoro e potrei fare un lungo elenco.
Ho un rammarico: non aver avuto prima questa opportunità per me e per quelli che sono stati i miei alunni…
Cercherò di fare tesoro di ciò che il tititom trasmesso, soprattutto di un metodo che sa valorizzare tutti e per cui tutti possono accrescere la propria autostima.
Non sono certo in grado di disquisire di musica, ma ho visto in questo metodo tanti spunti applicabili anche nelle discipline che io insegno in questo momento della mia carriera; ho visto analogie col metodo
Bortolato per l’apprendimento matematico e con ciò che la prof.Vanini ci ha insegnato nell’ambito di “Cantieri aperti” ed ispirato al metodo Feuerstein: ho ricordato un’esperienza che feci anni fa, (quando insegnavo italiano) per l’apprendimento della letto-scrittura e che aveva come obiettivo quello di rafforzare i prerequisiti essenziali , basandosi proprio sui ritmi che i bambini percepiscono e che fu alquanto positiva.
Sento di aver ricevuto beneficio da questo corso, ma sento di dover approfondire e lo farò se mi sarà data l’opportunità quindi auspico che le scuole abbiano la possibilità di offrirci aggiornamenti guidati da Luciano Titi ed il suo incredibile metodo; alcune parti del corso, seppur piacevoli, per gente digiuna come me di musica vanno affrontate con maggior gradualità e lentezza.”


Dott.ssa Martini Lia
Supervisore Unifi di Scienze della Formazione Primaria (Facoltà di scienze della formazione di Firenze).

“Il sistema didattico creato da Luciano Titi (Tititom) per “immergere” i bambini nel mondo della musica è semplice ed intuitivo nello stesso tempo. Anche un profano come me rischia di ritrovarsi a comporre musica!
La metodologia ideata da Luciano Titi ha il pregio di accompagnarti nella complessità dell’armonia musicale con dolcezza e con garbo … in “modo naturale”, così come farebbe una madre che insegna a parlare al proprio figlio.
Così il bambino, come impara a parlare senza sapere che sta imparando a farlo, può imparare a comunicare con la musica per poi scoprirne regole grammaticali e sintattiche ed arrivare a comporre e suonare propri “testi” musicali.
Essendo io un’insegnante freinetiana, sento di poter assimilare il metodo ideato da Titi per l’apprendimento della musica al metodo naturale di Cèlestin Freinet, secondo cui il bambino sotto la spinta vitale che lo spinge a conoscere per prove ed errori, si appropria nel tempo degli strumenti e dei linguaggi culturali che caratterizzano la società in cui vive per diventarne poi soggetto attivo e propositivo.”


RELAZIONE FINALE – PROGETTO “TITITOM” LUCIANO TITI
Scuola Media Paritaria “Spallanzani” di Rimini

Il corso tenuto dal M. Titi si è svolto nel secondo quadrimestre, dalla fine di Aprile al termine delle lezioni, per un totale di sei incontri.
Le classi interessate erano la prima e la seconda D, dove sono presenti due alunni affetti da sindrome di down. Oltre al lavoro con le classi intere si sono ritagliati momenti individuali di approfondimento sull’aspetto ritmico del metodo presentato con i due ragazzi.

IL METODO “TITITOM”
Senza entrare in una ulteriore descrizione del metodo e dello strumento (già illustrati nell’introduzione al progetto presentata dal maestro), vorrei comunque sottolineare brevemente ciò che è emerso nell’esperienza che si è svolta nello specifico contesto delle due classi partecipanti: la metodologia si innesta su qualsiasi tipo di pre-requisito: le due classi partivano da competenze e livelli diversi, conoscenze più o meno avanzate rispetto alla specifica notazione musicale e abilità strumentali. Dopo un primo approccio per conoscere la modalità di lavoro, il docente ha proseguito le lezioni utilizzando ciò che i ragazzi già conoscevano potenziando le capacità e le competenze presenti. Ogni ragazzo ha potuto esprimere le sue qualità al meglio, mentre le fragilità sono state spunto per un lavoro individualizzato di correzione anche nel contesto classe. Con i due alunni affetti da sindrome di Down ci si è particolarmente soffermati sull’aspetto più puramente ritmico per favorire la coordinazione, potenziare e ordinare la capacità pulsativa, stimolare l’ascolto, la memoria, la concentrazione.
La metodologia si fonda su una modalità sempre attiva e creativa. Risulta efficace un apprendimento che stimoli modalità attive e iconiche, cioè che attraverso i sensi, il movimento, le immagini, giunga al piano della concettualizzazione. In questo modo affiorano e si sviluppano appieno le capacità e le possibilità di apprendimento di ogni ragazzo, che sia più o meno naturalmente dotato o necessiti di bisogni educativi speciali.
La metodologia consente una didattica parimenti efficace sia nell’ambito classe sia in attività di potenziamento ed approfondimento individualizzati. Nel contesto collettivo si possono aprire momenti di ottimizzazione per i ragazzi più dotati (che possono esprimere appieno il loro potenziale anche conducendo il gruppo) e rafforzamento degli elementi più deboli che vengono stimolati nel contatto con la qualità complessiva del gruppo a cui possono partecipare anche con semplificazioni operate dal docente.

OBIETTIVI RAGGIUNTI
Le classi, pur nella brevità del progetto, hanno potuto sperimentare (utilizzando la strumentazione ritmica e melodica in parte fornita dal docente, in parte dalla scuola):

  • Il concetto di pulsazione
  • Suono – silenzio
  • Sistema binario, ternario
  • Accelerando e rallentando
  • Poliritmia
  • Composizione ed esecuzione ritmica
  • Ritmo e dinamica
  • Piano e forte
  • Primo approccio all’utilizzo della voce e degli strumenti per eseguire ed improvvisare.

CONCLUSIONI
Al rientro a scuola, nelle classi che avevano partecipato al progetto, l’inizio delle attività musicali mi ha visto riproporre l’approccio ritmico sperimentato con il maestro Titi. Pur nella brevità del corso svolto, si sono rese da subito evidenti nei ragazzi capacità ritmiche potenziate: maggiore sincronia nell’esecuzione dei singoli e dell’insieme, maggiore elasticità e prontezza nel seguire le indicazioni del docente riguardo dinamica ed agogica, migliorate capacità di attenzione e gestione del corpo anche in ragazzi in difficoltà su questo aspetto specifico. Una sottolineatura riguardo a ciò è d’obbligo; ogni ragazzo risulta valorizzato nel suo lavoro, riesce a partecipare alle attività collettive, non perde mai entusiasmo e voglia di misurarsi, pur in una qualità di prestazione che può richiedere ripetizioni e correzioni.

Alessandra Montali – Docente di musica
Pianista, Compositrice e didatta


CONSIDERAZIONI RELATIVAMENTE AI DUE ALUNNI CON SINDROME DI DOWN

Entrambi i due ragazzi con Sindrome di Down coinvolti con le loro classi nel progetto provano grande interesse per la musica. Però prima dell’inizio del corso (in particolare uno dei due ragazzi) vivevano la musica esclusivamente come un’attività ricreativa.
Tramite il maestro Titi ed il lavoro da lui proposto, (all’insegna di un approccio empirico e del coinvolgimento attivo dell’alunno), essi hanno invece sperimentato la musica come un ambito, sì divertente, ma di lavoro, e una spinta a crescere e ad apprendere.
Occorre premettere una considerazione importante: quando si parla di persone con sindrome di Down, si sente spesso dire che esse hanno il senso del ritmo. In realtà le persone con questa sindrome hanno, come tutti, competenze e qualità che sono individuali e non sono generalizzabili. Anzi, esse hanno molto spesso problemi, anche importanti, di coordinazione dei movimenti degli arti e di precisione ritmica.
L’utilizzo della musica è un supporto interessante e stimolante per i ragazzi con sindrome di Down, che così possono interiorizzare meglio la propria dimensione fisica, verificare la propria emozionalità, seguire movimenti più precisi e coordinati.
In tal senso il laboratorio ha ottenuto dei grossi risultati.
Notevoli infatti sono stati i vantaggi che il laboratorio del maestro Titi ha apportato ai due ragazzi.
Attraverso il movimento calibrato e condiviso i ragazzi hanno sviluppato maggiore autocontrollo e crescente fiducia in loro stessi. Ciò ha una portata educativa e formativa che va aldilà delle competenze musicali perché, più il bambino sviluppa l’attenzione più è presente nella vita, nel gioco, nella relazione con gli altri. Questa è la premessa per l’apprendimento.
I due ragazzi sono divenuti più consapevoli di sé, del proprio corpo, delle proprie capacità motorie; sono migliorati nella coordinazione seguendo un impulso ritmico; il lavoro ha favorito l’acquisizione del senso della successione, della sequenzialità, dell’ordine e del rispetto delle regole. Si sono dovuti impegnare per ottenere un bel suono nell’utilizzare lo strumento percussivo.
Il laboratorio ha costituito inoltre un fortissimo intervento di carattere psicomotorio, grazie a tutti gli esercizi, anche quelli più elementari, di indipendenza, alternanza, dinamica, scomposizione.
La modalità del laboratorio ha favorito il prolungarsi e l’intensificarsi dei tempi di attenzione.

Brunella Di Girolamo
Docente per il sostegno

Referente BES – Handicap – Laurea in Filosofia e Diploma in Chitarra classica


Francesca Gialli
Laureanda in Scienze della Formazione – Firenze

“Il metodo presentatoci oggi da Luciano Titi mi è piaciuto molto. Io non ho mai avuto un buon rapporto con la musica e mi reputo tutt’oggi ignorante su tale argomento. Poter partecipare ad un incontro del genere però mi ha fatto riflettere molto e mi ha fatto capire che questo approccio rivoluzionario allo studio della musica mi potrà servire a me per prima e poi con i bambini con cui avrò a che fare nella professione insegnante.
Il primo approccio a questo metodo ci è stato presentato facendoci riconoscere la capacità pulsativa innata
in ognuno di noi. Ci ha permesso subito di notare che l’unica differenza che si può riscontrare in questa attività è la frequenza delle “pulsazioni”. Successivamente abbiamo fatto un passo in avanti e ci ha presentato il “metodo binario”. Con delle semplici convenzioni abbiamo stabilito con quale variazione timbrica,altezza, intensità, suono/non suono dovevamo battere le mani. Sono stati poi introdotti i vari strumenti che avevamo portato da casa. Qui è stato ancora più divertente scoprire i vari approcci alla musica che sembrano banali e invece ci ha poi spiegato il compositore che sono forme di “alta musica” apprese in maniera attiva e divertente. Infatti attraverso il metodo “Tititom” possiamo sia fare che sapere!
Mi sono piaciute moltissimo le esperienze fatte nella scuola dell’infanzia di Ravenna e in altre occasioni.
Vedere i bambini all’opera è sempre una grande gioia.
Ci è stato poi detto che questo lavoro è utilissimo anche con bambini diversamente abili. Credo che, anche se in alcuni casi gravi si dovranno utilizzare solo le basi di questo metodo, a me piace molto come proposta. Potrà sviluppare dentro di sé non solo capacità musicali ma abbinando la musica alla corporeità e inserendoci anche tanti elementi (come filastrocche,cantilene come ci è stato proposto a noi) potrà contribuire a rafforzare tutte le tipologie di intelligenza.
Porto con me un’altra buona pratica e spero di poter avere di nuovo l’occasione di poter partecipare ad incontri simili.”


Anna Masala
Laureanda Facoltà Scienze della Formazione di Firenze

“L’incontro avuto con il compositore musicale Luciano Titi è stato, a mio avviso, non solo formativo ma utile a muovere una riflessione sull’insegnamento e sulla didattica della musica. Ascoltando il suo piacevole intervento infatti, sono riaffiorati nella mia mente i ricordi di una materia, quella musicale, vissuta a scuola con rifiuto e difficoltà. Tutte quelle note distribuite sul pentagramma che con sacrificio dovevano trasformarsi in musica suonando un flauto stonato. L’affascinante strumento ideato e brevettato da Titi fa pensare invece ad un’altra musica e ad un nuovo stile di insegnamento di questa materia: più naturale, vicino al bambino, al suo mondo interiore e al suo vissuto emotivo. Accompagnati dal leggero tocco del maestro sui colorati tubi di plastica, anche noi studenti adulti ci siamo sentiti trasportati con naturalezza dentro un mondo che spesso viene vissuto con ostilità ed estraneità. Siamo riusciti a suonare, a comprendere il senso del ritmo, a leggere le note, a cantare, a recitare dei versi in musica e avremmo ancora potuto danzare o esibirci, come con coraggio e fierezza hanno fatto un gruppo di persone non udenti che, insieme e grazie a Titi, hanno scoperto il ritmo della musica. O ancora un ragazzo con la sindrome di Down che dopo pochi incontri col maestro di Ravenna e il suo tititom era in grado di suonare il pianoforte. Credo che questo nuovo modo di apprendere la musica debba essere offerto a tutti, ed in particolare ai bambini. Credo infatti che la musica debba essere concepita, anche nella scuola ed a partire dalla scuola dell’infanzia (se non prima), come uno dei tanti linguaggi attraverso i quali esprimersi. Titi ci insegna una cosa fondamentale: tutti i bambini possono essere grandi “musicisti” e la musica non è dominio esclusivo dei musicisti. Il tititom, in quest’ottica, diviene uno strumento democratico alla portata di tutti e il metodo del suo ideatore un metodo per l’apprendimento del ritmo da applicare in svariati modi e situazioni. La musica finalmente viene vista e vissuta in un’ottica interdisciplinare. Ringrazio quindi la dottoressa Lia Martini per averci fatto conoscere questo metodo innovativo dal quale, chissà, come futuri insegnanti potremmo attingere.”


Prof. Massimo Deiana,
Insegnante di Musica presso il plesso di Paluna S. Lussorio della Scuola Secondaria di I° Grado Dante Alighieri” Selargius

“Mi è capitato di recente di partecipare nella mia scuola ad un incontro di aggiornamento riguardante una nuova prassi musicale basata sull’uso di un supporto didattico denominato Tititom. Dopo solo alcuni minuti di introduzione dei lavori e le prime dimostrazioni, ho percepito la semplice grandezza di ciò che avevo di fronte. Basandosi su una intuizione tanto elementare quanto efficace e con l’aiuto di un “apparato” relativamente semplice era possibile far vivere ad un ipotetico allievo un’ esperienza ritmica complessa in tempi significativamente brevi rispetto ad altri metodi. Improvvisamente ho visto concretizzarsi una prassi didattica basata su elementi così essenziali da renderne certa la comprensione, eliminando qualsiasi aleatorietà per il loro utilizzo. Ogni passo è risultato comprensibile perché visibile, diretto e facile. Facile è stato eseguire in gruppo sequenze ritmiche complesse e poliritmiche. Questa stessa facilità operativa rende possibile, finalmente, affrontare con sicuri risultati anche la pratica di rielaborazione e produzione musicale personale dell’alunno, che per la sua complessità è tra gli aspetti dell’insegnamento della musica più trascurato.
La facilità di accesso a risultati musicali significativi nella pratica esecutiva, costituisce un elemento importante di questo metodo. L’esperienza musicale vissuta in modo gratificante mantiene alto il livello di coinvolgimento e la motivazione, con potenti effetti sull’impegno per migliorare i propri risultati e per il raggiungimento di abilità complesse. Nelle attività di musica d’insieme, inoltre, favorisce il coinvolgimento degli alunni distanti dal punto di vista delle competenze e rende possibile integrare nelle esecuzioni anche quelli portatori di disabilità.
Ho potuto osservare che il metodo Tititom non si basa sulla semplificazione di procedure, concetti e tecniche, non procede per selezione e semplificazione dei contenuti musicali ma è un vero metodo altamente formativo che consente, proprio per la sua chiarezza, di far raggiungere in breve tempo livelli musicali apprezzabili anche agli esecutori privi di particolari attitudini per la musica. A mio parere appare adatto per unificare le competenze in quei contesti dove sono presenti disomogeneità nella formazione come nei cori e negli insiemi musicali amatoriali e nella scuola dell’obbligo dove l’alfabetizzazione musicale di base è da assicurare a tutti gli alunni.
Invio un sentito ringraziamento al maestro Luciano Titi che ha saputo vedere e rendere fruibile col Tititom la particella elementare con cui poter elaborare una nuova didattica della musica.”


Lucia Canneti
Laureanda Facoltà Scienze della Formazione di Firenze

“Dall’incontro con Luciano Titi, posso dire di avere imparato qualcosa di più sulla formazione musicale che può essere fatta nella scuola dell’infanzia.
Prima di questo incontro avevo l’idea che la competenza musicale fosse il risultato di una formazione fatta di molte ore di studio. In realtà, la documentazione dell’esperienza di Titi mi ha fatto rivedere questa mia convinzione. Prima di oggi, infatti, non avevo mai riflettuto sul fatto che il ritmo fosse un elemento che appartenesse all’uomo in modo naturale e che potesse emergere molto bene nei bambini.
La metodologia usata da Titi è geniale nella sua semplicità, si attua in poco tempo, e in poche ore è arrivata alla nostra comprensione.
Un momento significativo e “culminante” della sua dimostrazione è avvenuta quando, facendo una esercitazione eseguendo le sue istruzioni, il maestro ha preso la fisarmonica ed ha accordato un famoso brano jazz. La capacità del maestro nel suonare la fisarmonica mi ha fatto per un attimo decide di sospendere l’esercitazione che stavo facendo con gli altri studenti (battere le mani ad un determinato rimo) e godere di quel momento.
Quel momento molto emozionante non è stato soltanto bello per la bravura musicale del Titi, ma anche perché tra le righe ci ha fatto capire il potere dell’educazione. Egli ci ha fatto capire dove si può arrivare se si educa non tanto al rigore, quanto alla passione per quello che si fa.”


Catanzano Rita
Allieva Facoltà Scienze della Formazione di Firenze

“L’incontro con il prof. Luciano Titi mi ha mostrato un sistema rivoluzionario e affascinante per insegnare la musica. Per fare musica con questo metodo non è richiesta la capacità di leggere uno spartito, perché si lega alla capacità pulsativa, presente alla nascita in ogni bambino normodotato.
È un apprendimento naturale che accompagna il bambino a scoprire le regole grammaticali e sintattiche dell’armonia musicale.
Io so leggere bene la musica ma mi sono resa conto che se avessi imparato in questo modo sarebbe stato tutto più semplice.
Non si inizia con il disegnare note, pause e durate sotto forma di frazione perché i battiti e la loro durata sono rappresentati con il suo sistema di tubi. Non si dice 4/4 o 3⁄4 o 5/4, lo si capisce dal numero di tubi che ci sono.
La nota è un tubo nero, una nota lunga è rappresentata da un tubo nero con vicino dei tubi neri e verdi, la pausa è un tubo bianco.
Una volta imparato questo sistema passare al pentagramma non è per niente complicato.
Questo metodo consente una didattica interdisciplinare che va dalla matematica, alla letto-scrittura, alla danza.
Permette inoltre l’utilizzo anche con allievi diversamente abili e ancora di più con allievi non udenti.
Credo che il suo utilizzo dovrebbe essere conosciuto e applicato nelle scuole ma anche da coloro che insegnano musica privatamente ai bambini: si evita tutta l’iniziale fatica per capire come funziona un pentagramma.”


Silvia Ferrati
Laureanda Facoltà Scienze della Formazione di Firenze

“Il pomeriggio passato durante la lezione di Luciano Titi sul suo metodo musicale tititom è stato davvero coinvolgente, specialmente per una come me che non è mai riuscita ad approfondire uno strumento musicale.
Mi ricordo il vecchio flauto di plastica al tempo delle scuole medie e la professoressa che mi rimproverava perché non tenevo abbastanza la nota. A dire il vero il flauto non mi è mai piaciuto, avrei preferito uno strumento a percussione.
Durante la lezione mi sono domandata molte volte se allora questo strumento avrebbe fatto davvero la differenza anche su di me . La mia risposta è senza dubbio sì! Finalmente un approccio più vivo di quello obsoleto che proveniva dalla cattedra!
Chi si trova anche per un solo pomeriggio a contatto con questo metodo di insegnamento non può che avvicinarsi alla musica e al fare musica , iniziando dai piccoli esercizi ritmici come abbiamo fatto noi.
Uno strumento alla portata di tutti dove la pausa è concreta.
Vi è un coinvolgimento giocoso del corpo e delle emozioni , mettendo chi lo pratica in grado di esercitare un linguaggio musicale in empatia e collaborazione con l’altro. Eravamo davvero molti in quell’ aula universitaria, che poco si presta a fare una lezione di musica, con i più disparati strumenti musicali o semplicemente battendo il ritmo del tititom con una matita, ma nonostante tutto è stato coinvolgente!
È in riferimento a questo tipo di coinvolgimento che anche l’integrazione dei disabili ha una riuscita positiva, le persone si trovano infatti a “giocare” con l’area psico motoria e senso percettiva, aumentando la concentrazione, la memoria e la socializzazione. Insomma un metodo alla portata di tutti, e come abbiamo visto dai video che ci ha mostrato Luciano Titi anche le persone sorde sono riuscite a fare musica attraverso il canale visivo, grazie alla concretezza del ritmo che offre il tititom.
Per concludere: finalmente un metodo musicale che va dal contesto pratico a quello teorico legandosi anche con altre discipline che consente agli insegnanti meno preparati di avvicinare i bambini alla musica attraverso un contesto ludico.”


Soatti Maria Teresa -Insegnante di Scuola Materna

“Mi chiamo Soatti Maria Teresa e sono un’insegnante di scuola dell’infanzia comunale del comune di Ravenna. Nell’anno scolastico 2007/2008 abbiamo ospitato la sperimentazione Tititom condotta da Luciano Titi presso la nostra scuola con bambini di quattro e cinque anni.
Questa sperimentazione ha portato i nostri bambini ad una comprensione pratica del ritmo di varia natura sulla base dell’alternanza di suono e silenzio (pausa) contraddistinguendo il suono dalla pausa con due colori diversi: nero per il suono e bianco per la pausa. Attraverso l’aiuto della direzione realizzata con la percussione dei singoli moduli circolari visibili in modo regolare, i bambini sono stati lasciati liberi di farlo da soli o in gruppo. Inoltre tramite l’utilizzo dei colori i bambini hanno potuto utilizzare più di uno strumento contemporaneamente abbinando ad ogni colore uno strumento, senza dimenticare mai la pausa . Variando le matrici cambiavano anche i ritmi. Inoltre sono stati sostituiti gli strumenti con il movimento delle parti del corpo e la MUSICA cambiava ancora! Attraverso questo progetto abbiamo potuto verificare le differenze di risposte in base ai riflessi, al coordinamento, all’attenzione di ogni singolo bambino. Con uno sguardo esterno abbiamo potuto così appurare le nostre impressioni ricavate quotidianamente di ogni
singolo bambino.
Durante gli anni successivi abbiamo completato il tutto sugli aspetti motori ( fino alla danza) attraverso una sperimentazione attuata da Luciano Titi e Sara Bizzocca ( danzatrice e
coreografa). In questo frangente il Tititom ha trasmesso in modo guidato e ritmico segni convenzionali corrispondenti a vari movimenti corporei con la stessa modalità suono-silenzio.
Questa sperimentazione è stata straordinaria, durante tutti questi anni ho potuto insieme alle mie colleghe fare ricchezza di questa opportunità offertami . Anche i nostri bambini si sono arricchiti di quell’insegnamento che la vita ci offre ma che se non l’attuiamo attraverso uno stumento come il Tititom non riusciamo a impararlo: LA PAUSA”


Dott.ssa Lia Martini 
Supervisore Unifi per l’handicap – Scienze della
Formazione Primaria Facoltà di scienze della formazione di Firenze 

Il sistema didattico creato da Luciano Titi tititom per “immergere” i bambini nel mondo della musica è semplice ed intuitivo nello stesso tempo.
Anche un profano come me rischia di ritrovarsi a comporre musica grazie a questo strumento.
La metodologia ideata da Luciano Titi ha il pregio di accompagnarti nella complessità dell’armonia musicale con dolcezza e con garbo… in “modo naturale”, così come farebbe una madre che insegna a parlare al proprio figlio.
Così il bambino, come impara a parlare senza sapere che sta imparando a farlo, può imparare a comunicare con la musica per poi scoprirne regole grammaticali e sintattiche ed arrivare a comporre e suonare propri “testi” musicali.
Essendo io un’insegnante freinetiana, sento di poter assimilare il metodo ideato da Titi per l’apprendimento della musica al metodo naturale di Cèlestin Freinet, secondo cui il bambino sotto la spinta vitale che lo spinge a conoscere per prove ed errori, si appropria nel tempo degli strumenti e dei linguaggi culturali che caratterizzano la società in cui vive per diventarne poi soggetto attivo e propositivo.


Marina Atzeni 
Insegnante di Lettere e Musica presso la Direzione Didattica 3° Circolo di Quartu Sant’Elena – Cagliari

Per me è stato sorprendente essere riuscita a comprendere in poche ore alcuni concetti, forse scontati per i musicisti, ma davvero ostici per noi semplici fruitori (vedi tempo, pausa, durata, valore delle note ecc, ecc.).
Lo strumento ha reso “visibile” e quindi comprensibile tutta questa “teoria” e mi permetterà, spero, di renderla altrettanto semplice e interessante per i miei alunni.
Sono riuscita a recuperare alcuni strumenti a percussione della scuola e sto raccogliendo i barattoli per costruire il tititom che spero di terminare durante le vacanze di natale e di utilizzare con gli alunni a partire da gennaio.


Anna Nobili 
Maestra Scuola per l’Infanzia “Il Veliero” – Porto
Corsini (Ravenna)

La possibilità di frequentare il Corso di formazione sul Metodo tititom per l’ apprendimento della musica (corso “tititom – fare è sapere.”- Assessorato all’istruzione di Ravenna – febbraio/marzo 2012), ideato dal compositore Luciano Titi, rivolta agli insegnanti di Scuola dell’Infanzia e Scuola primaria e di sperimentarlo contemporaneamente e direttamente con i bambini/e della mia sezione dell’ultimo anno della Scuola dell’Infanzia Il Veliero, mi ha permesso di acquisire alcune conoscenze teoriche e pratiche sul linguaggio musicale chiarendone alcuni significati fino ad allora molto confusi e intrappolati in lontane reminiscenze scolastiche, e di interrogarmi soprattutto sul il mio approccio didattico alla musica.
Le mie conoscenze musicali risalgono ai tempi della scuola media quando si suonava il flauto cercando di chiudere perfettamente tutti i fori per fare uscire un suono perfetto, imparando noiosamente a memoria con esercizio costante le note e la loro collocazione nel pentagramma: metodo d’insegnamento certamente inadeguato e demotivante (come il solfeggio ad esempio) per i bambini della scuola dell’infanzia; pertanto anche il mio approccio all’insegnamento-apprendimento del linguaggio musicale e soprattutto all’uso appropriato dei suoi strumenti è sempre stato un grande punto interrogativo.
La sperimentazione di questo metodo, a mio avviso geniale ed innovativo, mi ha fatto guardare la musica con occhi diversi e nuovi, sia da un punto di vista personale che professionale facilitando sia la comprensione di alcuni concetti fino ad allora per me molto astratti e teorici come “ritmo”, “timbri”, “armonia”, “melodia”, “polifonia”, ecc, ecc., sia la realizzabilità pratica di percorsi di apprendimento degli stessi con i bambini/e di età prescolare.
Prima di quest’esperienza sperimentata con i bambini/e di 5 anni le attività musicali che venivano proposte ai bambini/e restavano comunque sempre scollegate dai concetti di scrittura, notazione e composizione musicale perché ritenuti troppo “difficili” sia per l’apprendimento dei bambini/e che per l’insegnamento stesso.
L’approccio dei bambini/e con gli strumenti musicali risultava spesso attività estemporanea fine a sé stessa, dove i bambini venivano invitati ad esplorare ma solo superficialmente i timbri dei diversi strumenti, a riconoscerli nel vano tentativo di riuscire a suonare qualcosa insieme. Il più delle volte si era costretti ad interrompere o a guardare gli strumenti musicali come generatori di caos, confusione, rumore assordante.
Ho fatto vari tentativi per riuscire a coordinare i bambini/e cercando di suonare un ritmo andando a tempo tutti insieme: ma spesso invano . Evidentemente era solo questione di metodo, e che metodo!
La sperimentazione
Luciano Titi mi ha lasciata libera nell’impostare l’attività e nello scegliere o creare percorsi per sviluppare i concetti appresi nel lavoro con lui. Quando è arrivato per la prima volta a scuola i bambini/e sapevano che con lui avremmo “giocato con la musica” e scoperto cosa è un ritmo. Nessuno dei bambini/e conosceva il significato della parola “ritmo” se non vagamente collocato all’interno di un contesto collegato alla musica:
Eleonora: <>.
Durante il primo incontro nell’atelier della scuola abbiamo predisposto uno spazio per la musica insieme al maestro Titi, abbiamo successivamente organizzato piccoli gruppi di tre-quattro 70