Tititom per bisogni speciali

Il Tititom è nato per rendere la conoscenza accessibile a tutti.
Nel momento in cui Luciano Titi ha intuito il modo multisensoriale di rappresentare la musica, ha capito che quel modo non richiedeva competenze o capacità particolari: era sufficiente possedere la capacità pulsativa che è innata nell’essere umano.
Questo è il motivo per cui il Tititom rappresenta una chiave d’accesso straordinaria per le persone con bisogni speciali.
Lo scopo fondamentale delle attività Tititom che coinvolgono persone particolari è il seguente: “EVITARE UNA PERDITA E CONSENTIRE UNA CONQUISTA”, per usare le parole del Maestro Giorgio Fabbri.
Il Tititom, infatti, rappresenta in questi casi un processo abilitativo di competenze che utilizza la musica come mezzo e fine per ottenere benefici profondi a tutti i livelli: psicomotori, neuronali, emotivi.
In 10 anni di attività tantissimi bambini, ragazzi e adulti hanno gioito con noi nel vedere i loro costanti progressi.


TITITOM PER I NON UDENTI
ESITO DI UN LABORATORIO IN COLLABORAZIONE CON L’ENTE NAZIONALE SORDI – RAVENNA FESTIVAL 2011
Nazareno Perini

Cosi come attestato dai medici che lo hanno in cura, l’attività svolta da anni da Nazareno presso il Centro Tititom di Ravenna è preziosissima.
Il lavoro polistrumentale (percussioni, pianoforte, chitarra e batteria) che coinvolge tanti aspetti dell’attività neuronale come il coordinamento psicomotorio, la memoria, la lettura sequenziale e del codice musicale, la velocità del “calcolo” cerebrale determinata dalla natura stessa della musica oltre che gli aspetti dì tipo emozionale coinvolti, sono stati e sono per Lui un importantissimo elemento di contrasto al degenerare della sindrome che lo affligge. Di lui va detto che è un grande guerriero e siamo onorati della sua amicizia e della sua collaborazione.

RELAZIONI SU TITITOM E BISOGNI SPECIALI

Centro diurno il “Faro” di Ravenna per l’Handicap.
Relazione sulla sperimentazione del sistema educazionale “tititom”

Educatrici:
Antonella Gentilini
Micaela Ballarin
Nadia Dal Pozzo

Questa vuole essere una riflessione da semplici spettatori sull’attività sperimentale del sistema educazionale “tititom”, ideato e proposto dal Prof. Luciano Titi, realizzata presso il centro diurno dove svolgiamo la nostra attività di educatrici.
Hanno partecipato 7 utenti per un numero di 4 incontri.
In base alla nostra osservazione, è stata riscontrata una facilità di approccio da parte degli utenti malgrado fosse per loro un metodo nuovo di lavoro e non avessero mai utilizzato il tititom.
I ragazzi sono stati coinvolti durante l’attività per la durata di circa due ore ad incontro senza mai evidenziare stanchezza, noia, irrequietezza ma curiosità, interesse e coinvolgimento. Le lezioni si sono svolte in gruppi di due, tre utenti oppure singolarmente rimanendo tutti all’interno della stessa stanza alternando ruoli attivi ad altri ricettivi e cioè di ascolto.
Nel corso degli incontri i ragazzi hanno mostrato capacità nell’elaborare le procedure, acquisizione di tecniche, senso del ritmo, del tempo e un buon coordinamento dei movimenti.
Gli utenti hanno sperimentato individualmente l’utilizzo del “tititom” e hanno eseguito in gruppo le coordinate fornite da chi lo suonava mostrando capacità di interazione con il gruppo e buona sintonia.
Suonare il “tititom”ha dato la possibilità ad ogni singolo ragazzo di sperimentare il ruolo di tutor accrescendo la propria autostima.
Durante gli incontri c’è stata l’opportunità di utilizzare strumenti diversi (fisarmonica, batteria, piatti etc), coinvolgendo i ragazzi in una esperienza eterogenea nei tempi e nei modi.
Abbiamo constatato che anche i soggetti autistici hanno collaborato attivamente integrandosi perfettamente con il gruppo.
Questa esperienza ha dato ai ragazzi la possibilità di comunicare in modo alternativo e cioè non verbalmente, riuscendo ad esprimere le loro emozioni e favorendo il mantenimento e l’ampliamento delle capacità cognitive grazie alle indicazione del docente.
L’attività ha inoltre favorito il coordinamento motorio e l’apprendimento attraverso l’utilizzo di strumenti musicali da parte degli utenti che sono riusciti a svolgere una serie di indicazioni più o meno complesse che venivano loro impartite.
Durante l’attività si è stabilito un legame tra Luciano Titi ed i ragazzi; c’è stata una personalizzazione dell’esperienza e uno scambio di proposte tra l’insegnante e gli utenti.

Ravenna – 4 novembre 2011


Relazione del Corso ad alunni con Sindrome di Down presso l’Istituto “spallanzani” di Rimini

Brunella De Girolamo – Docente di sostegno – Referente BES – Handicap – Laurea in Filosofia e Diploma in Chitarra classica

Entrambi i due ragazzi con Sindrome di Down coinvolti con le loro classi nel progetto provano grande interesse per la musica. Però prima dell’inizio del corso (in particolare uno dei due ragazzi) vivevano la musica esclusivamente come un’attività ricreativa.
Tramite il maestro Titi ed il lavoro da lui proposto, (all’insegna di un approccio empirico e del coinvolgimento attivo dell’alunno), essi hanno invece sperimentato la musica come un ambito, sì divertente, ma di lavoro, e una spinta a crescere e ad apprendere.
Occorre premettere una considerazione importante: quando si parla di persone con sindrome di Down, si sente spesso dire che esse hanno il senso del ritmo. In realtà le persone con questa sindrome hanno, come tutti, competenze e qualità che sono individuali e non sono generalizzabili. Anzi, esse hanno molto spesso problemi, anche importanti, di coordinazione dei movimenti degli arti e di precisione ritmica.
L’utilizzo della musica è un supporto interessante e stimolante per i ragazzi con sindrome di Down, che così possono interiorizzare meglio la propria dimensione fisica, verificare la propria emozionalità, seguire movimenti più precisi e coordinati.
In tal senso il laboratorio ha ottenuto dei grossi risultati.
Notevoli infatti sono stati i vantaggi che il laboratorio del maestro Titi ha apportato ai due ragazzi.
Attraverso il movimento calibrato e condiviso i ragazzi hanno sviluppato maggiore autocontrollo e crescente fiducia in loro stessi. Ciò ha una portata educativa e formativa che va aldilà delle competenze musicali perché, più il bambino sviluppa l’attenzione più è presente nella vita, nel gioco, nella relazione con gli altri. Questa è la premessa per l’apprendimento.
I due ragazzi sono divenuti più consapevoli di sé, del proprio corpo, delle proprie capacità motorie; sono migliorati nella coordinazione seguendo un impulso ritmico; il lavoro ha favorito l’acquisizione del senso della successione, della sequenzialità, dell’ordine e del rispetto delle regole. Si sono dovuti impegnare per ottenere un bel suono nell’utilizzare lo strumento percussivo.
Il laboratorio ha costituito inoltre un fortissimo intervento di carattere psicomotorio, grazie a tutti gli esercizi, anche quelli più elementari, di indipendenza, alternanza, dinamica, scomposizione.
La modalità del laboratorio ha favorito il prolungarsi e l’intensificarsi dei tempi di attenzione.


“Il gioco della musica come veicolo di sapere trasversale e sviluppo della comunicazione interpersonale nei bambini ipoacusici portatori di apparecchi acustici”

Di Antonella Panchetti (Tutor supervisore presso la Facoltà di Scienze della Formazione Primaria dell’Università degli Studi di Firenze)


Lettera di Cristiana Gasparini: Nico, suo figlio, frequenta il Centro di Ricerca Tititom.

Nicolò ha 14 anni ed è affetto da una patologia genetica che tra le tante problematiche comporta un deficit operativo delle funzioni esecutive (disturbo dell’attenzione e della concentrazione, memoria di lavoro breve, ecc.), disturbi di apprendimento e disturbo di elaborazione uditiva.

Poichè sin da piccolo ha sempre mostrato una grande apertura verso la musica ho cercato da subito di sfruttare questo canale per aprirlo al mondo esponendolo ad ogni genere musicale e portandolo a tutti i concerti raggiungibili per fargli vedere dal vivo gli strumenti musicali in azione. Da qui nasce la sua passione per la batteria. Poi finalmente tre anni fa, Nicolò mi chiese di portarlo a scuola di batteria ed un amico mi parlò di Luciano e del suo metodo Tititom. 

La mia paura era ovviamente che Nicolò, non sapendo ancora leggere e non riuscendo a seguire un tipo di lezione tradizionale, potesse andare in frustrazione e dovesse alla fine confrontarsi con l’impossibilità di imparare a suonare uno strumento a causa della sua disabilità e conseguenti difficoltà intellettive. Ma così non è stato!! 

Luciano è subito entrato nel cuore di Nicolò e con la sua passione per la musica e per l’insegnamento è riuscito a fargli raggiungere traguardi impensabili. Grazie al suo metodo che in parte si basa sull’utilizzo di una partitura con matrici facilmente apprendibili e memorizzabili, Nicolò ha imparato a suonare la batteria. All’inizio io partecipavo alle lezioni per poter apprendere le partiture e poi continuare l’allenamento a casa. Ora invece Luciano dopo qualche prova ha notato che Nicolò è più motivato all’apprendimento se in coppia con un compagno e sopratutto questo lo stimola anche all’autonomia nella lettura della partitura e nell’esecuzione. Ed infatti ora a casa si allena da solo senza praticamente aiuto da parte mia.

In questi 3 anni i benefici sono stati molteplici, sotto tanti punti di vista… non solo davanti alla batteria tutte le sue difficoltà sembrano scomparire riuscendo quindi a mantenere per lunghi periodi attenzione e concentrazione, tenere il ritmo e ricordare le sequenze facendo cosi anche un importante lavoro sulla memoria di lavoro, ma c’è stato anche un impatto positivo a livello psicomotorio con un miglioramento del coordinamento coroporeo grazie all’utilizzo di tutti quattro gli arti. 

Ma lo cosa che più mi emoziona nel vedere mio figlio suonare sotto la guida di Luciano è il vederlo entrare in un’altra dimensione, in una dimensione dove esiste solo lui e la musica che gli ritma nel corpo e questa per un ragazzino con disabilità è una dimensione speciale e preziosa difficilmente ricreabile in altri contesti. Grazie Luciano!


Antonella Gentilini 
Micaela Ballarin 
Nadia Dal Pozzo 
Educatrici “Centro Il Faro”di Ravenna

Questa vuole essere una riflessione da semplici spettatori sull’attività sperimentale del sistema educazionale tititom, ideato e proposto dal Prof. Luciano Titi, realizzata presso il centro diurno dove svolgiamo la nostra attività di educatrici. 

Hanno partecipato 7 utenti per un numero di 4 incontri 

In base alla nostra osservazione, è stata riscontrata una facilità di approccio da parte degli utenti malgrado fosse per loro un metodo nuovo di lavoro e non avessero mai utilizzato il tititom

I ragazzi sono stati coinvolti durante l’attività per la durata di circa due ore ad incontro senza mai evidenziare stanchezza, noia, irrequietezza ma curiosità, interesse e coinvolgimento. Le lezioni si sono svolte in gruppi di due, tre utenti oppure singolarmente rimanendo tutti all’interno della stessa stanza alternando ruoli attivi ad altri ricettivi e cioè di ascolto. 

Nel corso degli incontri i ragazzi hanno mostrato capacità nell’elaborare le procedure, acquisizione di tecniche, senso del ritmo, del tempo e un buon coordinamento dei movimenti. 

Gli utenti hanno sperimentato individualmente l’utilizzo del tititom e hanno eseguito in gruppo le coordinate fornite da chi lo suonava mostrando capacità di interazione con il gruppo e buona sintonia. 

Suonare il tititom ha dato la possibilità ad ogni singolo ragazzo di sperimentare il ruolo di tutor accrescendo la propria autostima. 

Durante gli incontri c’è stata l’opportunità di utilizzare strumenti diversi (fisarmonica, batteria, piatti ecc, ecc), coinvolgendo i ragazzi in una esperienza eterogenea nei tempi e nei modi. Abbiamo constatato che anche i soggetti autistici hanno collaborato attivamente integrandosi perfettamente con il gruppo. 

Questa esperienza ha dato ai ragazzi la possibilità di comunicare in modo alternativo e cioè non verbalmente, riuscendo ad esprimere le loro emozioni e favorendo il mantenimento e l’ampliamento delle capacità cognitive grazie alle indicazione del docente. 

L’attività ha inoltre favorito il coordinamento motorio e l’apprendimento attraverso l’utilizzo di strumenti musicali da parte degli utenti che sono riusciti a svolgere una serie di indicazioni più o meno complesse che venivano loro impartite. 

Durante l’attività si è stabilito un legame tra Luciano Titi ed i ragazzi; c’è stata una personalizzazione dell’esperienza e uno scambio di proposte tra l’insegnante e gli utenti. 

bambini/e con la finalità “di fare, conoscere” giocando con il titom (di dimensioni più grandi e più adeguate alla loro età). 

Per comprendere e capire un significato è importante che questo sia vissuto, toccato con mano, agito, che ritrovi in qualche modo una sua collocazione nelle esperienze pregresse per poter essere riconosciuto, rielaborato e trasformato in conoscenza più complessa e consapevole. L’apprendimento del ritmo qui in questo metodo, parte proprio da una capacità innata (capacità pulsativa) legata alla pulsazione che mano a mano diventerà sempre più consapevole e intenzionale. 

Ho osservato che con queste attività e le relative sperimentazioni i bambini/e mettono in pratica, consolidano e acquisiscono abilità e competenze trasversali alla musica, sia sul piano cognitivo che relazionale: oltre che a comprendere il concetto di ritmo e a realizzarlo individualmente e in gruppo, con il tititom i bambini/e usano e sviluppano competenze che fanno parte dei diversi campi di esperienza, ambiti di apprendimento fondamentali per la scuola dell’infanzia (che spesso rischiano una separazione nel campo dei saperi), alcune propriamente cognitive come contare, seguire una sequenza e ricominciare, sviluppare coordinazioni motorie, oculo -manuale, interiorizzare destra-sinistra suonando con due mani, sviluppare un pensiero reversibile e aperto alla ricerca per scoprire che esistono tante possibilità per creare nuovi e diversi ritmi, stimolare il pensiero per trovare nuove soluzioni, l’attenzione e la concentrazione , ma anche quelle relazionali come il piacere di suonare qualcosa individualmente o insieme agli altri in maniera sempre più consapevole e intenzionale. 

I bambini/e hanno scoperto grazie al tititom
Il piacere di creare con le proprie mani e l’autostima che ne deriva, la collaborazione con il gruppo, “l’ascolto e la tolleranza dell’altro” nel suonare il ritmo da lui scelto. 

Dalla curiosità di provare nuovi strumenti e scoprire nuovi modi con cui fare dei ritmi e per concludere ma non di minor importanza il divertimento dei bambini/e esplicitato dalle loro esclamazioni e dai loro sorrisi, e i continui feedback nell’arco della giornata, sono testimonianza autentica e vitale della veridicità, nonché della genialità a mio avviso di questo metodo… 

Dopo queste esperienze ritmiche con gli strumenti musicali in attività strutturate è stato interessante osservare come i bambini/e trovassero naturale ricercare i ritmi anche in altri momenti della giornata a scuola e dai racconti dei genitori anche a casa: come se il concetto interiorizzato cercasse di espandersi in altri contesti. 

Mi sento infine di affermare con certezza e in base alla mia esperienza decennale nel campo dell’educazione nella Scuola dell’Infanzia che: questo metodo permette la realizzazione di un “sapere interdisciplinare” che non frammenta ma unisce e restituisce “senso” alle esperienze dei bambini/e guardandoli, rispettandoli sempre nella loro totalità di persone, unità inscindibili di “anima, corpo e mente”.